Pet Sematary, da Cimitero vivente al nuovo film diretto da Kevin Kölsch e Dennis Widmyer

il cinema a modo mio

Perdere una persona a noi vicina è terribile. Perdere un figlio lo è di più. Ci rende inconsapevoli di tutto. L'inesistenza ci domina internamente spingendoci al gesto più insano che ci sia. Non prestiamo attenzione alle conseguenze perché il nostro unico fine è riportare indietro nostro figlio. Con questo incipit riassumo il romanzo di King, Pet Sematary, e i due film da esso scaturiti. 
"Il cimitero degli animali" è una di quelle opere horror che si potrebbe riallacciare al filone dei morti che tornano in vita ma King anche stavolta rivisita il genere in chiave differente, un po' come ha fatto con Le notti di Salem. Allo scrittore del Maine piace rimodellare gli argomenti e farli suoi, sortendo il massimo dalla sua inventiva.
visione cinematografica
Trailer del film del 1989
Il primo film tratto dall'inquietante romanzo è del 1989, affidato a Mary Lambert. La pellicola non rispecchia fedelmente il libro ma ne trae l'essenza più terrificante, sbattendo in faccia allo spettatore gli aspetti funerei più macabri, ricavando dal lutto un'atmosfera lugubre e disumana. Difatti, quest'opera cinematografica pone al centro dei suoi punti di forza i personaggi, personaggi caratterizzati da una storia crudele. A spiccare tra di essi, oltre naturalmente al piccolo Gage, investito da un camion, è la sorella di Rachel, Zelda, morta di meningite. Zelda è uno dei soggetti più impressionanti del film e ciò è dovuto al suo stato fisico, di malessere, che la rende emaciata, scheletrica, artritica e dalla pelle giallognola. Ricurva sul suo letto, mentre la sorella minore la guarda morire: Rachel non riesce a togliersi dalla mente questa scena raccapricciante, una visione che la tormenta per tutta la vita. È il suo inconscio infatti a risvegliare quell'infanzia segnata dal tragico lutto.
Se Cimitero vivente fa leva su tre momenti principali ossia la morte del gatto Church - abbrivo della sventura - , la tragica perdita di Gage e infine il suo ritorno infernale, la nuova trasposizione del 2019 si discosta dalla regia di Lambert rimanendo sì ancorata alle pagine del 1983 ma apportando allo stesso tempo ricami sulla trama. Il nuovo film, diretto da Kevin Kölsch e Dennis Widmyer, infatti, strizza fino all'ultima goccia distillata da quel che di buono si può estrapolare dall'ambientazione del libro di King. Fin dall'inizio, Pet Sematary fa sfoggio dell'aura fosca e minacciosa come se l'ambiente circostante fiutasse la debolezza dell'essere umano e ne approfittasse per colpirlo nella sua parte più fragile. I personaggi passano in secondo piano per dare spazio ad un luogo malsano, ad un richiamo tendente al male e al diabolico, una nebbia quasi pestilenziale che ricorda la Londra seicentesca. Kölsch e Widmyer vogliono spaventare, vogliono far saltare dalla poltrona il pubblico, tralasciando in questo modo le angosce profonde di una famiglia dilaniata dal dolore e angustiata dalle pene dell'anima. Quello che Lambert, contrariamente ed efficacemente, ha saputo cogliere con bravura dandone risalto.

visione cinematografica
Trailer di Pet Sematary 2019

 

Commenti

Post popolari in questo blog

Third Person, un film lento e piatto che si risolleva con un finale toccante

Ricordi? Il nuovo film di Valerio Mieli

Wrong Turn 6, una saga declassata