Jerusalem's Lot, un film che manca al cinema

Il cinema a modo mio - Adriano Maganuco
Dracula, questo nome riporta alla letteratura gotica o al cinema horror. Se Bram Stoker nel 1897 dà vita ad un personaggio che proviene dalle tenebre, Stephen King fa altrettanto nel 1975 con Le notti di Salemconferendo al Vampiro per antonomasia la quotidianità del Maine e una maggiore efferatezza. Non tutti sanno però che la storia del Principe dell'oscurità ha origine dalla penna di John Polidori. Nel 1819, infatti, lo scrittore britannico regala al mondo dei libri e del cinema un breve racconto dal titolo Il vampiro, trattato, come sappiamo, in diverse salse nei tempi a venire.
Stabilire quale romanzo tra quello di Stoker e di King sia migliore è complesso, per vari motivi: originalità, ambientazione e personaggi. Caratteristiche che appartengono diversamente alle due opere, fuorché l'originalità che ovviamente non può che appartenere allo scrittore irlandese. Ma se si scava più a fondo, allargando il campo di veduta, emerge un lato interessante che va al di là della pregevole novità e che scaglia con impeto il romanzo di King nell'angolo buio e dissacrante dell'horror, lasciando invece Dracula alla semplice atmosfera tetra guarnita di epoca vittoriana e velato ottimismo.

Nel 1992, Francis Ford Coppola produce e dirige Dracula di Bram Stoker realizzando il miglior film sul Conte della Transilvania e omaggiando così l'omonima opera letteraria. Il preambolo narra le vicende di Vlad III di Valacchia, cavaliere membro dell'Ordine del Drago, fondato per proteggere il cristianesimo nell'Europa orientale e trasformatosi in vampiro grazie ai poteri del male dopo aver saputo che la moglie suicida era stata dannata dalla Chiesa. Secoli dopo, Dracula individua la reincarnazione della sua amata in Mina, la fidanzata di un giovane avvocato. Farà di tutto per averla, scontrandosi con la sapienza del professor Van Helsing e la medicina del dottor Seward.
Le notti di Salem contrariamente non vede una degna e fedele trasposizione cinematografica, al massimo una miniserie per la tv del 1979 di Tobe Hooper, la quale si discosta molto dal romanzo. Definirei ciò una grande mancanza, considerando che King scrive un'opera completa e meritevole, costituita sia da un prequel che da un sequel. I due momenti temporali, scaturiti come racconti dalla mente dello scrittore statunitense, corredano il romanzo Le notti di Salem nell'edizione illustrata Sperling & Kupfer del 2007. A dettare la timeline è Jerusalem's Lot che introduce gli occulti misteri della cittadina teatro di sparizioni e morti violente. Mentre a suggellare il libro è Il bicchiere della staffa, una vicenda in cui la disumanità continua a soverchiare il paese.
Conquistatore del mio interesse è in particolare il primo racconto, Jerusalem's Lot. L'atmosfera, l'ambientazione ottocentesca, la forma epistolare e l'esoterismo che avvolge tutta la narrazione creano un effetto cupo e terrificante. Una dinastia maledetta, quella dei Boone, che nasconde l'origine del male da cui deriva tutto l'abominio abbattutosi sull'immaginaria Jerusalem's Lot. L'enorme dimora esecrata dai paesani, piena di rumori e segreti, che Charles Boone ha ereditato dal cugino defunto, un villaggio abbandonato che ostenta la cuspide stagliante nel cielo di una chiesa profanata delineano un contesto macabro in connessione con gli empi avvenimenti che caratterizzeranno Le notti di Salem.


Adriano Maganuco - Visione Cinematografica
Dracula di B. Stoker e Le notti di Salem di S. King
Questo trittico, con cui King ha appassionato i sui lettori, possiede un potenziale enorme che permetterebbe di realizzare una visione cinematografica di spessore. Fondendo i due racconti con il romanzo si otterrebbe un horror dai risvolti spaventosi. Un regista troverebbe pane per i suoi denti e tratti salienti che se strutturati bene consegnerebbero al cinema una grande pellicola. Una sceneggiatura ben elaborata, con un tempo cronologico diviso in tre parti (passato, presente e futuro) o unendo solamente Jerusalem's Lot a Le notti di Salem, e una macchina da presa attenta all'atmosfera costituirebbero un'ossatura solida e ideale per generare orrore. Insomma, manca proprio un film dal titolo Jerusalem's Lot con i suoi rumori e scricchiolii, con il suo silenzio assordante, con i suoi luoghi tetri e mefitici partoriti dall'occulto e coltivati dagli adepti del Male.
L'opera di King può essere considerata superiore a quella di Stoker per la sua completezza e amalgama. Le notti di Salem ha un'elevata potenza coinvolgente, merito delle scelte narrative e soprattutto dei personaggi. King è più attento alla psicologia e alla storia dei suoi protagonisti. Non trascura il lato emotivo (Ben Mears e Susan ne sono un esempio così come il piccolo Mark Petrie) e non si fa problemi a dare spazio alla crudeltà, sferragliando sui binari del tabù.
Un regista dell'orrore che intende affrontare un tale progetto cinematografico dovrebbe infatti giostrare abilmente i diversi toni creando tensione e terrore, associandoli con destrezza ed equilibrio agli stati psichici degli interpreti, curando inoltre gli effetti speciali e sonori che devono contribuire all'ambientazione tenebrosa di tutto il plot.
"L'arte che resta circoscritta su ciò che viene ritenuto al momento socialmente accettabile è solo pop art".
S. King


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