L'amica geniale. Il ritratto di un'epoca dai lineamenti attuali

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Queste due stagioni de L’amica geniale hanno dimostrato come una serie tv possa avere una potenza espressiva che equivalga a quella di un film. Saverio Costanzo aveva già dimostrato con La solitudine dei numeri primi, film del 2010 tratto dall'omonimo romanzo di Paolo Giordano, quanto valesse la sua regia nel fare rendere al meglio un romanzo trasposto cinematograficamente, scovando una chiave di lettura che più si addicesse all'opera, modellandola secondo il suo punto di vista. Una visione la sua che fa breccia nello spettatore, conquistandolo e toccandogli le corde emotive più recondite.
Il libro della Ferrante viene scandagliato, distillando dai primi due romanzi l’essenza delle tematiche trattate, mostrando un ritratto dell’epoca e della condizione sociale che permeava il secondo dopoguerra, tra crisi e preludio del boom economico che di lì a poco avrebbe investito l’Italia. Un’effigie di una Napoli chiusa, asfissiante, in cui il rione è tutto e niente allo stesso tempo. Un luogo che vede dominare chi ha più denaro, dove chi fa il prepotente ha la meglio. L’avvento della camorra comincia proprio da qui: con favori, prestiti e ricatti. Costanzo dà risalto ad un predominio ancora maschilista, in cui la donna si adegua alle disposizioni del marito, assoggettata e, secondo i canoni convenzionali, obbligata a rispettarlo, ad assecondarlo in tutte le scelte, anche in quelle più subdole e disoneste. A ciò si ribella Lila. Lo fa con determinazione, con la sua testardaggine e quell'indole irriverente che la contraddistingue fin da bambina. Lila desidera una cosa e la ottiene, se vuole riesce in tutto. Il suo carattere è un vulcano pronto a eruttare e carbonizzare chi entra nella sua vita, a costo di rovinare se stessa. Riesce a fare sprofondare negli abissi suo marito Stefano, annientandolo ed esasperandolo. Un giovane bramoso di potere, di ricchezza che conquista Lila in qualunque modo. La corteggia, la vizia, ma basta solo un errore, una bugia per innescare la bomba-Lila, che esplode. E così entrambi finiscono trascinati da una fiumana verghiana. Quel rione, in fondo, è un po’ come l’ideale dell’ostrica: l’avidità e il desiderio di opulenza travolgono l’umile, depredandolo anziché arricchendolo. La regia è molto attenta a cogliere i tratti più salienti ed espressivi, servendosi di una voce fuoricampo scrupolosa e toccante la quale, attraverso perifrasi e similitudini, trasmette efficacemente i sentimenti di Elena. Perché le immagini e le sensazioni vengono filtrate dagli occhi, prima infantili e poi adolescenziali, proprio di lei. Sono i suoi pensieri che palesano il disappunto e la repulsione per quel mondo che la circonda, in cui i momenti felici, brevi e fugaci si tramutano subito in amarezza. E noi spettatori sentiamo addosso quell'effimera gioia travolta nell'immediato da un’inarrestabile tristezza concretizzata in sconforto e voglia di scappare da quello “schifo di realtà”, che inizia a starle troppo stretta.
Elena e Lila sono uguali e diverse al contempo. Quel “quasi” a separarle, come afferma la voce fuori campo, fa capire che Lila è estrema nelle sue ambizioni funeste e malsane, mentre Elena è più razionale e le sue aspirazioni sono più decorose. Le due ragazze vivono una sorta di competizione, un’invidia reciproca ma latente: Lila vorrebbe essere come Elena, dimostrarle che è anche migliore, ma la sua indole glielo impedisce. Elena, invece, si sente come se avesse una marcia in meno rispetto alla sua coetanea e vorrebbe pigiare sull'acceleratore per correre quanto lei. Entrambe non possono fare a meno l'una dell'altra. 
Le scene infine sono sopraffatte da una colonna sonora che s’incastra delicatamente coi momenti carichi di pathos, imbevendoli di un intenso trasporto emotivo.




Tratta dal best seller L’amica geniale di Elena Ferrante, l’omonima serie televisiva, creata e diretta da Saverio Costanzo, in cui figura, negli episodi della seconda stagione “Il bacio” e “Il tradimento”anche la regia di Alice Rohrwacher, vede la luce in anteprima alla 75ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, dove vengono proiettati solo i primi due episodi. In seguito gli stessi escono nei cinema italiani i primi tre giorni del mese di ottobre 2018. L’intento del regista romano è quello di narrare le vicende dei quattro romanzi fino ad oggi pubblicati: L'amica geniale, 2011; Storia del nuovo cognome, 2012; Storia di chi fugge e di chi resta, 2013; Storia della bambina perduta, 2014. Al momento è fermo alle prime due stagioni composte da otto episodi: L’amica geniale, con Elisa del genio e Ludovica Nasti nei panni rispettivamente di Elena Greco e Lila Cerullo, e Storia del nuovo cognome in cui le protagoniste sono interpretate da Margherita Mazzucco (Elena) e Gaia Girace (Lila). La serie è distribuita anche all'estero col titolo My Brilliant Friend

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