Lars Von Trier, uno spaccato del suo intenso cinema: Le onde del destino; Dogville; Antichrist; Nymphomaniac

Visione cinematografica - Lars Von Trier
Von Trier è un regista controverso, che non ha peli sulla lingua e lo dimostra attraverso la sua cinepresa. Nei suoi film ci sono i suoi pensieri, le sue fantasie, senza remore ed esitazioni.
La sua visione cinematografica ha come elemento primario la natura femminile: la donna come martire. Sembra che nelle sue opere voglia castigare quell'Eva che nell'Eden acciuffò il frutto proibito, tentando a sua volta Adamo: la donna come tentatrice.
Il martirio e la tentazione sono presenti nella cinematografia vontrieriana in un’ottica d'impulso sessuale che gradatamente vede la figura femminile prendere coscienza di ciò.
Se all'inizio infatti è totalmente passiva, successivamente reagisce alle prevaricazioni, per poi comprendere l'origine del peccato e provare a distruggerlo, finendo con l'esasperarsi. La bramosia, in quest’ultima fase, prende il sopravvento sconfiggendo la parte razionale.     
A tal proposito, seguendo l'ordine di questa riflessione, prendo in considerazione alcune delle opere cinematografiche del regista danese. Inizio dunque con Le onde del destino del 1996, dramma che porta con sé qualche strascico del movimento Dogma 95 che predilige il minimalismo cinematografico, fondato dallo stesso Lars von Trier e dal regista Thomas Vinterberg. La pellicola fa parte della Trilogia del cuore d’oro di cui fanno parte anche Idioti (1998) e Dancer in the dark (2000). Von Trier mette in risalto il carattere umano, dando spazio ai pregi e in particolar modo ai difetti dell’animo. In Le onde del destino, tramite una regia fredda e cruda, mostra il disprezzo di una comunità ancorata a dei principi che offuscano la mente e condizionano il comportamento sociale, scagliando la gente contro una donna vittima di quegli stessi ideali. Bess McNeill, interpretata da Emily Watson, è una persona molto religiosa e buona, ma un giorno suo marito Jan ha un incidente sul lavoro che lo costringe a rimanere sulla sedia a rotelle. Rimanendo paralizzato, Jan desidera che sua moglie si trovi un amante che possa soddisfare i suoi bisogni. Incitandola a fare ciò, poi vorrebbe che gli raccontasse i dettagli in modo da condividere il momento di piacere assieme. Bess, titubante e impietosita, si convince che forse è bene seguire la volontà del marito per non rattristarlo ancor di più. Così, dopo i primi approcci con altri uomini, la gente inizia a disprezzarla ferocemente, ricorrendo anche alla lapidazione. Il film è diviso in capitoli, intervallati da una sublime colonna sonora che si avvale anche delle note di A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum e Your Song di Elton John.
Nel 2003 vede la luce Dogville, un film con una scenografia unica e costruita ad arte per le riprese. Anche qui il regista si concentra sulla psicologia dei personaggi e sul loro modo di agire subdolo. Siamo nei primi anni ’30 e una donna, Nicole Kidman nei panni di Grace Margaret Mulligan, giunge in questo paesino perché ricercata da dei gangster. La bontà e la generosità dei cittadini mettono al proprio agio Grace che cerca di ricambiare le cordialità ricevute. Si crea un’armonia tra lei e gli abitanti del luogo. Tuttavia questo equilibrio soccombe ai vizi dell’uomo e ai suoi istinti. Piano piano le cose cambiano e la povera donna viene assoggettata e sfruttata in qualunque modo. Dal soffrire passivamente una situazione umiliante, Grace passa alla reazione segnando il finale violento di Dogville.
Le mie osservazioni si concentrano pure su Antichrist (2009), una pellicola colma di simboli e con una regia a dir poco maestosa. La sceneggiatura è incentrata sul Piacere, un vizio figlio di Satana che allontana l'essere umano dai compiti a cui deve ottemperare. Diverse sono infatti le allegorie presenti nel corso della narrazione che rimandano alla figura del diavolo. Anche quest'opera è divisa in capitoli, esattamente quattro: 1) Pena, afflizione, lutto; 2) Dolore, il caos regna; 3) Disperazione, ginocidio; 4) I tre mendicanti, i cui nomi inerenti ai primi tre capitoli appaiono per la prima volta nel prologo del film, rappresentati in seguito da un cervo, una volpe e un corvo. La trama racconta di una coppia che presi dalla passione non si accorgono del figlio che sta andando incontro alla morte, come se il diavolo lo chiamasse a sé, spalancandogli quella finestra e distraendo mamma e papà con l'arma della lussuria. La scena, oltre a sfoggiare l'incantevole fotografia, coadiuvata da inquadrature sontuose, è musicata dalla straordinaria aria Lascia ch'io pianga di Georg Friedrich Händel. Da quel momento in poi la madre sarà divorata dai sensi di colpa e vorrà distruggere l'origine del suo peccato, punendo le parti anatomiche più recondite. Antichrist per certi versi anticipa uno dei capolavori vontrieriani, Nymphomaniac (2013). Nymphomaniac è diviso in due volumi ed è un’opera che va vista nel suo complesso. Il film è da considerarsi d’autore e non come etichettato d'alcuni: ‘porno d’autore’. Infatti la visione cinematografica di questa pellicola è costituita da più livelli. Ciò che contiene in termini di sceneggiatura, colonna sonora, fotografia e regia è un miscuglio sorprendentemente armonioso, intriso di discipline che spaziano dalla musica classica alla religione e dalla matematica alla scienza per sconfinare nella psicologia. Quello che il regista danese vuole esprimere è come l’essenza del piacere e del vizio possono trasformare la vita di un essere umano in un tormento, dal quale liberarsi diventa un’ardua prova mentale. E che dietro a questo desiderio irrefrenabile si cela un evento sconvolgente che ha innescato un meccanismo contorto, scatenando, nel caso di Joe (Charlotte Gainsbourg), un’insoddisfazione incessante che culmina in uno sfogo inappagabile, come una valvola otturata.
In quest’opera i protagonisti hanno due vissuti completamente opposti. L’uno colto, morigerato e casto. L’altra licenziosa e immorale. Von Trier pone questi poli in un continuum che nel corso del film si muovono verso il centro, avvicinandosi lentamente fino a scambiarsi, giungendo così al finale. In Nymphomaniac il minimo dettaglio è funzionale alla narrazione e nessun particolare è fine a se stesso. La pellicola è intensa, pregnante e simbolica in tutti i suoi aspetti, compresa la scelta della colonna sonora: ammaliante.


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